Friday, December 25, 2009
Wednesday, July 15, 2009
braided
Durante varie occupazioni straniere, la raffinata cappella viene adibita a stalla, subisce gravi danni alle pareti e naturalmente anche agli affreschi, è stata ripristinata e restaurata agli inizi del Novecento. Ci sono altre opere in questa stanza, ma la protagonista assoluta è la Madonna del Coazzone.
Ci sono le donne del gonfalone. Inoltre, questo sarcofago trecentesco sfoggia l'immagine di quattro donne splendide, simboli della giustizia, la scienza, il potere e la religione. Le donne contano.
Conta la Maddonna del Coazzone. Opera di Pietro Antonio Solari (responsabile nel 1482 per i lavori alla Certosa di Parma), fu eseguita circa un decennio dopo il termine dei lavori nella Cappella Ducale. Solari, ticinese, in seguito fu chiamato alla corte dello zar Ivan II e muore a Mosca nella primavera del 1492.
Vista controluce, lei occupa la stanza ora come una regina, ora come una semplice supplicatrice. Prende la luce lombarda che entra dal cortile attraverso una finestra enorme e la rende serena, pura. La statua in marmo (destinata in origine per la Fabbrica del Duomo) rappresenta la Vergine come una dama quattrocentesca assorta in preghiera. Tipico del periodo l'acconciatura dei capelli, annodati nella lunga treccia, detta "coazzone" in dialetto lombardo. Nella sua stanza azzura, una delle ultime che si incontra durante la visita, la statua ci parla del passaggio del tempo e le sofferenze subite, ma con una dolcissima rassegnazione che solo le pietre possono esprimere. Le manca un braccio, ma le sue mani unite sono illese, come la fiducia in una preghiera esaudita.
Ho voluto disegnarla, a modo mio, nella cappella silenziosa, in una giornata di caldo intenso, ho voluto renderla sulla carta, ma non ho saputo catturare la gioventù del volto, la misteriosa tranquillità della sua casa, la leggerezza del suo sguardo contro il peso di quella treccia. Ma cia siamo tenute compagnia per un po' e per questo non la posso dimenticare...
Friday, July 10, 2009
Navigation
Milan is Venice backwards. Man-made waterways through the ocean of fertile fields and factories of Lombardy, rather than man-made islands in a lagoon: but the point is the same, to make money.
Unlike Paris or London, or even Rome and Turin, Milan's rivers are nothing to write home about; the Olona, the Lambro (which also runs through Monza) pretty but shallow, and the Seveso, which runs into Milan from the North, famous for its black water - the colour used to be due to the minerals leeching in from the soil, now it's just highly polluted - and which has been for the most part put underground, only to come to the surface every time there's a heavy downpour, as happened last month, causing chaos for commuters to the Northern hinterland.
The cobbi parked here are bars and restaurants and balere and flower boxes strew geraniums onto the water. The point of no progress is different too: rather than turning round in open water, as it seemed on the Naviglio Grande, here the way is barred by a lock, this lock had a torre di controllo and, wonder of wonders, a (diligent!) man in it, apparently lock keeper is still a job in Milan.
Friday, July 3, 2009
Castello sforzesco
El gh'è on sentirolin
Solitari, patetegh, deliziôs
Che 'l se perd a zicch zacch dent per i praa,
E ch'el par giusta faa
Per i malinconij d'on penserôs.
Carlo Porta, L'apparizion de Tass
Girare da sola non mi piace, ecco l'ho detto. Tutti mi dicono che è normale stare soli, mi raccontano come sono stati a vedere la mostra delle rose da soli, oppure al cinema, o a vedere uno spettacolo su Broadway sola soletta, o andati a fare una gita in barca a velo con altre anime solitarie. L'è normal, dicono, ma per me non è così e non credo mai mi abituerà. Non voglio. Poi in una giornata troppo calda, troppo poca aria, con una parte di me che non sta mai tranquilla al pensiero di diver tornare a casa, assurdo lo so, preoccuparsi di un trenino regionale dopo tutta la strada che ho fatto, in questi giorni. E mi gira la testa.
Non so perché mi gira la testa. Io penso che è a causa del mangiare poco e male. Non male, esattamente, ma poco sicuro.
Mattoni? Un castello brownstone dunque? O come i redbrick university, qualcosa meno di prima classe. Non è castel S Angelo, ecco. Non è Windsor. Non è Caernarvon, o Angers. Se devo darlo un fratello, sarebbe forse Cardiff. Non un complimento, il paragone con Cardiff... Milano città di MacDonald's dalla stazione fino al castello ho contato 8, escluso quello nella Galleria Vittorio Emmanuele, dove il solito logo giallorosso si placa in oro e nero, ma le polpette agli ingredienti misteriosi sono sempre quelle. Io alla fine mi sono fermata a prendere qualcosa, per vedere se gli ingredienti misteriosi potevano fermare il giramento.
Perché il tram, a Milano? Ce ne sono a Roma, tre quattro linee, come per non dimenticare gli anni '50... ma i milanesi sono davvero così attaccati all'epoca di Marcovaldo? Dovrò leggere con più attenzione quando torno a casa.
Nel 1447, i milanesi si sono autodichiarati repubblica, e hanno demolito il castello trecentesco... quindi neanche quello originale davvero antico. Qui si respira la Francia, qualcuno mi disse una volta. Penso ai castelli gallesi, come Harlech, voluti dal re inglese, ma costruito da esperti francesi. La grande repubblica milanese, privo di simboli di dominio crudele quale un castello minaccioso al cuore della città, durò ben tre anni. Il tempo, forse di radere al suolo il vecchio castello, portare via tutti i pezzi, magari come si faceva a Roma, rimodellare casa propria con delle bella pietra. O mattoni. Non lo so. Ma decidetevi, no. Buttare giù un castello e liberarsi da un signore, per riacquistare entrambi dopo meno di due anni, un soggiogarsi a forse che non hanno a cuore i tuoi interessi, uno sbaglio. Ma si sentivano forse spaesati, i milanesi, senza un despota alla guida del loro destino.
Un'altra stanza ospita il gonfalone di Milano, alto almeno cinque metri, questo gigantesco drappo squisitamente ricamato ai colori sgargianti veniva (e forse tutto ora viene) portata per le boulevards milanesi in occasione di festa e vittoria.. ma non quando piove, scommetto. .
Thursday, June 25, 2009
Namedropper
Mi fe’ cangar di mia vita sembiante;
E quando Amor per forza l’arco istese
Non vale a’ colpi suoi cor di diamante:
Fugge la maraviglia a chi lo intese.
Poiché mi feci al suo signor costante
Poiché m’ebbe ferito col suo strale,
Ben par che si goda del mio male.
Friday, June 19, 2009
Near Darkness
The Tuscia is Etruscan, but it is not all the same. on the slopes of the Monti Cimini there is Vignanello with its wines and chestnuts, celebrated from as far back as the 4th century AD; there's San Martino the 16th century model village, and of course Bagnaia, more on that place another time. But the queen of towns in the Cimini, if you pay attention to the guide books, is Soriano. I've never liked it, it looks fine on a postcard, but when you get closer you discover that its fairy-tale 13th century castle has been (ab)used as a maximum security prison up until the mid 1990's, and is still in desperate need of repair. It's something of a metaphor for all these towns, arid, crooked narrow streets clogged with cars and heavy with hard faces and over-curious eyes, and everywhere, walls, walls, walls.
Vicino made a place in the wood, 'sol per sfogar il cuor' ... simply to let one's heart out. A forest left to itself, with figures carved out of the living rock, much as the Etruscans had done two thousand years before. The the oversight for the park 'of monsters' as it is also known, was in the hands of Pirro Ligorio. Not a plantsman, but a good eye for a valley, and an architect, really, before the age of the fancy corner office. The monsters are eveywhere, dragons and lions, dogs and deformed giants and demons, even the heroic Orlando is in full fury, ripping the Orco in two. Hard to tell, though if the monsters are snarling or laughing, as if the mood is eternally changeable, open to the interpretations of firelight and shadow and afternoon sunlight. And torchlight.
She died young.
for those who have had the patience to come back and read this again, I thank you, abd blame blogspot, a dreadful line and an ... interesting day job for making it such a long haul...
Monday, June 8, 2009
San marc
Ecco una poesia d'epoca: il sentimento illuminista, quasi dickensiano, inorridito e schifato dall'idea di una Milano arrettrata nei confronti di altre città europei, Parigi e Londra e Berlino forse senza capire che, come in quelle città, il 'grande Milano' - i palazzi eleganti, il giornale informativo, l'identità milanese stessa - non poteva nascere senza gli aspetti più ... mortali e puzzolenti come la darsena...
chiazzato e putrido
fantasmi lividi
carcami squallidi
cessar le danze,
quante esultanze
fransero qui!
Che mondi vividi
di luce e iliadi
d'affanno il baratro
cupo inghiottì!