El gh'è on sentirolin
Solitari, patetegh, deliziôs
Che 'l se perd a zicch zacch dent per i praa,
E ch'el par giusta faa
Per i malinconij d'on penserôs.
Carlo Porta, L'apparizion de Tass
Girare da sola non mi piace, ecco l'ho detto. Tutti mi dicono che è normale stare soli, mi raccontano come sono stati a vedere la mostra delle rose da soli, oppure al cinema, o a vedere uno spettacolo su Broadway sola soletta, o andati a fare una gita in barca a velo con altre anime solitarie. L'è normal, dicono, ma per me non è così e non credo mai mi abituerà. Non voglio. Poi in una giornata troppo calda, troppo poca aria, con una parte di me che non sta mai tranquilla al pensiero di diver tornare a casa, assurdo lo so, preoccuparsi di un trenino regionale dopo tutta la strada che ho fatto, in questi giorni. E mi gira la testa.
Non so perché mi gira la testa. Io penso che è a causa del mangiare poco e male. Non male, esattamente, ma poco sicuro.
Mattoni? Un castello brownstone dunque? O come i redbrick university, qualcosa meno di prima classe. Non è castel S Angelo, ecco. Non è Windsor. Non è Caernarvon, o Angers. Se devo darlo un fratello, sarebbe forse Cardiff. Non un complimento, il paragone con Cardiff... Milano città di MacDonald's dalla stazione fino al castello ho contato 8, escluso quello nella Galleria Vittorio Emmanuele, dove il solito logo giallorosso si placa in oro e nero, ma le polpette agli ingredienti misteriosi sono sempre quelle. Io alla fine mi sono fermata a prendere qualcosa, per vedere se gli ingredienti misteriosi potevano fermare il giramento.
Poco, quello che ho ordinato, perché è roba scadente, ma quanto bastava per fermare lo stomaco, o la pressione del sangue, o quel che ho che non va. Fuori al sole c'erano dei tavoli rotondi in legno con delle panchine in cimento. L'unico libero era a pieno sole, mi sono seduta perché non ce la facevo più. Accanto a me un uomo con la barba grigia stava finendo il pasto. Sembrava un senzatetto, portava i pantaloni sporchi e logori, e una camicia sfatta. Appena allontanatosi il suo posto è stato preso da una signora elegantissima con due bambine molto carine, si sono accomodate proprio dov'era il signore pochi secondi prima. Sfoggiavano gonna e camicetta firmati Amelia... Il Big Mac dunque, unisce tutto il mondo sotto l'insegna del mangiare in fretta.Perché il tram, a Milano? Ce ne sono a Roma, tre quattro linee, come per non dimenticare gli anni '50... ma i milanesi sono davvero così attaccati all'epoca di Marcovaldo? Dovrò leggere con più attenzione quando torno a casa.

Nel 1447, i milanesi si sono autodichiarati repubblica, e hanno demolito il castello trecentesco... quindi neanche quello originale davvero antico. Qui si respira la Francia, qualcuno mi disse una volta. Penso ai castelli gallesi, come Harlech, voluti dal re inglese, ma costruito da esperti francesi. La grande repubblica milanese, privo di simboli di dominio crudele quale un castello minaccioso al cuore della città, durò ben tre anni. Il tempo, forse di radere al suolo il vecchio castello, portare via tutti i pezzi, magari come si faceva a Roma, rimodellare casa propria con delle bella pietra. O mattoni. Non lo so.
Ma decidetevi, no. Buttare giù un castello e liberarsi da un signore, per riacquistare entrambi dopo meno di due anni, un soggiogarsi a forse che non hanno a cuore i tuoi interessi, uno sbaglio. Ma si sentivano forse spaesati, i milanesi, senza un despota alla guida del loro destino.
animali per il divertimento e per la tavola. Un deserto al centro della città dove tutto era lecito, bastava varcare la soglia, nascondersi in qualche angolo, e osservare la natura, mentre dall'altra parte del muro merlato i milanesi continuavano a soffrire o a nodà en la grassa, secondo la loro sorte.
prima dunque gli altri musei: quello egiziano assolutamente scadente, quello della storia naturale, triste e piccolo.
ho scritto, in particolare per la pietà Rondanini... ma un museo strano, disposto in sale decoratissime, che spesso stonavano con le opere stesse e con la maniera in cui sono esposte, certo non secondo lo stile rinascimentale.
nessuno? Questo sono disposta a credere. Sono dei vigliacchi, i milanesi. Parlo in generale, ma anche con in mente degli specifici esemplari.
baiocchi d'oro sullo sfondo arancione, forse modo di combattere il grigio freddo dell'inverno milanese. Strano, il museo, proprio per questo disaccordo tra le pallidi pietre, eterne e esterne, che fluiscono con una certa pesante armonia e similtudine da secolo in secolo, e le colorate interne, fragili e leggere, cosi diverse tra loro. Impossibile non notare i soffitti e chiedersi chi è stato in queste stanze prima di me, e se anche loro si sentivano soli, e se faceva maledettamente caldo, e se avevano voglia di capire Milano senza capire perché una città con la quale non ho nessuna lagame, che non mi piace, verso la quale non sento né lealtà né affetto, né curiosità intelletuale mi affascina tanto.
Un'altra stanza ospita il gonfalone di Milano, alto almeno cinque metri, questo gigantesco drappo squisitamente ricamato ai colori sgargianti veniva (e forse tutto ora viene) portata per le boulevards milanesi in occasione di festa e vittoria.. ma non quando piove, scommetto. .
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